sabato 17 dicembre 2016

Appaiare gli spaiati

Riappaiare i calzini.
Si dice così no?
(L’applicazione Note sul Mac me lo dà come errore)

Fai il bucato, stendi. Per quanto mi riguarda, i panni stesi potrebbero rimanere lì per sempre.
Capita però, a volte, che nei ritagli di tempo ti dici:
“Toh, sai che c’è, mo faccio il moderno, ripongo i vestiti asciutti negli appositi cassetti, mi piace e sono moderno”.
Da qui la rottura di coglioni di livello 8 di riappaiare i calzini, per dirla a la Rocco Schiavone.
(Prima stagione, sei episodi, con M.Giallini protagonista, qui sotto il link per vederla)
http://www.raiplay.it/…/Rocco-Schiavone-S1E1---Pista-nera-7…

Cioè mettersi a cercare il corrispettivo di ogni calzino vuoi per una trama disegnata sulla caviglia, vuoi per il simbolino nike,
tessuti, disegni o addirittura macchie del tempo, buchi sull’alluce, colori odori sapori ed è meglio che ci fermiamo qui.

Ora, dato per assodato, e -lo sappiamo tutti- la scienza non ne parla per via di cospirazioni interne eccetera,
che le lavatrici sono in realtà dei micro buchi neri però col sonoro, io mi domando dove cazzo è finito l’altro calzino kappa con le tipe che stanno culo a culo?!

Ovvero calzini scomparsi. La statistica ci dice che ogni tre lavaggi scompare un calzino. Circa.
Un bel giorno ho deciso che avrei fatto la rivoluzione, e, ignobilmente ingrato della lezione/educazione genitoriale,
ho iniziato ad appallottolare calzini a cazzo.
Ed ecco che si imbastardiscono tutti: grande lusso nero cotone 100% vs china grigio da raccatto;
spugnone calcetto rude tallone-bucato vs divertito/colorato sotto ginocchio con cani;
trama scozzese con elastico tatuatore vs fantasmino da ballerina in realtà comprato per un breve periodo hipster ma soltanto pensato, lo giuro.

L’onnipotenza mi aveva dato alla testa, ma con il tempo ho imparato a rispettare la corrispondenza almeno dei tessuti. (Non sempre).

Le serie italiane che si ispirano a modelli stranieri dovrebbero fare allo stesso modo.
Mi spiego: dovrebbero appallottolare insieme elementi del format importato che sono risultati vincenti (ad esempio Louie di Louis CK o Seinfield, per tornare un po’ più indietro, o ancora Curb Your enthusiasm di Larry David) con invece un approccio made in italy anche-perché-no che sconfini sul guascone/cialtrone tipico del Belpaese (Boris).

Un esempio vincente è Camera Cafè: format francese riformulato su uno stile tutto italico di fancazzismo, camper, Alfa, Pooh, Luca e, soprattutto, Paolo.

Fabio Volo ci ha provato con Untraditional.
(non ho mica citato Louie, Seinfield e Curi Your Enthusiasm così, per gioco)
Accidenti, coraggiosissimo.
Al di là della discutibile scelta del titolo in lingua straniera, che comunque, c’è da dirlo, ha portato bene già proprio a Camera Cafè (e non Caffè) o In Treatment (e non “In Cura”, che avrei trovato bellissimo come titolo), la prima stagione si sviluppa tra affanni e momenti invece spassosissimi, un Fabio Volo forzatamente candide e vittima degli eventi e dei comprimari invece dinoccolati e scorrettissimi come il sublime Raimondo l’agente.

Ve lo lascio scoprire, se ancora non l’avete incrociato.
Untraditional di e con Fabio Volo, su D play
http://it.dplay.com/untraditional/stagione-1-episodio-1/

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