sabato 3 ottobre 2020

Avere Anni 20 con Deiv e Gregorio Mucci

 




Anche questo venerdì due soli pezzi da inserire nella playlist Canzoni emergenti italiane 2020.

Pensavo potesse essere un problema invece ho visto che l’ultima puntata  non è andata così male, nonostante il minutaggio ridotto.

Replico.


Sigla


Deiv - DM (prod. Salmo)


Un brano che parla prima di tutto di dipendenze, comprese quelle sentimentali, di cui spesso si mettono in mostro i lati più teneri, più romantici, invece qui si parla di cosa voglia dire dipendere da un’altra persona, delle cose rischiose, pericolose anche, che le relazioni tra esseri umani mettono in campo senza che il mondo fuori se ne accorga, talvolta.


Il brano è scritto bene, è semplice, ha poche parole ma che arrivano dritte al punto, tra le menzioni interessanti


“quando ti leggo nei dm” che io al primo ascolto avevo capito “quando ti lecco le dita” e non riuscivo ad interpretare…


Per inciso “dm” sta per direct message, cioè messaggio diretto, è slang instagrammesco. 


La produzione di Salmo è ineccepibile ed ecco, se proprio voglio trovare un difetto a questo brano è che è troppo preciso.


Forse sono io che sono un vecchio fricchettone, ma sogno sempre di trovare dietro l’opera un’idea venuta a un chitarrista ubriaco dopo che è stato picchiato fuori da un locale anzichè da una sorta di ingegnere musicale che sa perfettamente cosa va adesso, cosa ci sta bene qui, senti che bel suono questo qui…


Però appunto, forse sono io…


Gregorio Mucci - Il Jaguaro


E’ incredibile che dopo Margherita Vicario e Ensi anche il misconosciuto Gregorio Mucci abbia fatto doppietta nella playlist prima con “Meglio Morire” ed adesso con questo “Il Jaguaro”


Ma ragazzi io sono rapito da questo autore, cosa devo dirvi, sempre con queste tinte cupe in mezzo a brani che sembrano inneggiare al cazzeggio invece poi sterzano su temi sensibili, e viceversa.


In questo  c’è il racconto di un essere spregevole con la macchina schifosa, con le macchie in faccia, con le intenzioni balorde, che però viene chiamato Jaguaro, che di solito è un animale accostato alla grazia, all’eleganza.


Poi, a parte questo, la nonchalance con cui il cantante funkeggia su queste parole talvolta improponibili (e a me piacciono proprio per questo) ma presentate in maniera molto ben orchestrata, con coretti e tutto.


Come Elio e le storie tese, che si rifacevano poi a Frank Zappa, anche Mucci fa eleganti arrangiamenti per testi che sembrerebbero sì demenziali, ma che nascondono, come già detto, un angolo scuro, con sottotesti legati alla violenza, in questo caso soprattutto sessuale.


Da tenere d’occhio questo Gregorio Mucci.

Però, anche qui, dopo che mi presenti un brano così, non è che poi vengo al concerto e invece delle coriste ci sono le basi, perchè mi sgonfierebbe il ringalluzzimento.


Chiudo


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