lunedì 6 luglio 2020

Come rispondere alle interviste (per artisti musicali)



Questa settimana non sono riuscito a selezionare tre brani per la playlist "Canzoni emergenti italiane 2020", questo vuol dire che in questa puntata vi parlerò di un nuovo tassello della mia esperienza personale con Il Pesce parla.

Sigla

Nel terzo episodio di questa rubrica, ormai quattro mesi fa, vi ho dato qualche suggerimento su come segliere il nome del vostro progetto musicale, anche perchè vi chiederanno la genesi in tutte le eventuali interviste che farete. Le domande più inflazionate sono dunque:

Come nasce il vostro nome?

Come vi siete formati?

Che genere fate?

Progetti per il futuro?

Chiaramente non posso darvi le risposte perchè ogni gruppo ha una storia diversa, ma ora che sappiamo quali sono le domande più usuali possiamo agire di strategia.

Innanzitutto bisogna decidere CHI risponderà alle interviste, se un singolo o in due o tutto il gruppo, questo dipende dal vostro feeling e dal carattere dei componenti. C'è chi è più portato e chi meno, chi ha la battuta pronta e chi no. Chi è più serio e chi più ironico.

I giornalisti tendono ad individuare nel frontman il portavoce del gruppo, visto che è in prima linea, che spesso scrive i testi.

Se il vostro frontman è un bravissimo cantante ma non un gran chiacchierone, nessun problema. Abituate chi vi fa le domande a ricordarsi di interpellare invece il bassista, o il chitarrista. Questo non deve preoccuparvi perchè in questo modo sarete "diversi" dalla gran parte dei gruppi. Anzi! Vi distinguerà dagli altri gruppi, quindi è un segno per farsi ricordare.

Prendete the Who, o i primi Pink floyd.

Poi, cosa rispondere? Prepararsi le risposte o no? Io personalmente ho una traccia sul cosa rispondere, ma poi di volta in volta tendo ad andare a braccio. Questo perchè altrimenti ci si priverebbe di una certa spontaneità. E' bene ricordare però che se vieni intervistato da una radio (ma ultimamente questo discorso si allarga ad alcune tv e contenitori web) ci sono dei tempi, dei ritmi, da rispettare, quindi va bene la spontaineità ma non ci si può dilungare.

Sia chiaro, io parlo di artisti emergenti come lo siamo noi de Il Pesce Parla, è evidente che se una radio intervista Ligabue, questi può parlare per due ore e mezza e tutti pendono dalle sue labbra, ma vi assicuro che una volta arrivati a quel livello saprete benissimo gestire i tempi, li avrete interiorizzati con l'esperienza, quindi non sarà faticoso ascoltare le vostre eventuali lungaggini.

 Prendete Morgan, uno che apre duecento parentesi, fa giochi di parole, ma è talmente capace a raccontare storie, anche su di sè, che già quello è immediatamente intrattenimento, spettacolo. 

Come dicevano i latini "Repetita iuvant, sed rompère pallorum; at incipit magari iuvant, sed dopo pocus, rompère cogliomberis at omnia callara"

che significa che le ripetizioni annoiano. E' chiaro che all'inizio non vi conosce nessuno quindi quando trovate una risposta ficcante tendete a ripeterla nell'intervista successiva per ottenere lo stesso effetto, ma non c'è rischio maggiore di affezionarsi a qualcosa che ha già funzionato: si rischia la fossilizzazione.

Quindi se siete quel genere di persona che deve avere tutte le risposte studiate a tavolino imparate a memoria ed avete poca capacità di improvvisazione......(colpo di tosse)...almeno rinnovate le risposte ogni 2-3 mesi, altrimenti arrivate a settant'anni giocandovi le stesse gag di quando ne avevate 30.

CAPITTOO?

(Che poi...arrivarci a quarant'anni di carriera...)

Un'ultima cosa. Se siete seriosi, fate si che quello che vi esce dalla bocca sia molto interessante, che aggiunga qualcosa a chi vi ascolta, altrimenti giocatevela con ironia, che è sempre un ottimo biglietto da visita. Sempre che siate persone ironiche, altrimenti...(colpo di tosse)...non sforzatevi ad esserlo che otterreste la reazione contraria a quella che volete. Ed in quel caso meglio far rispondere il batterista e buttarla in caciara.

I batteristi sono ingestibili, questo è il loro bello.

chiudo.

 


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